Pnrr, questo sconosciuto
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Pnrr, questo sconosciuto
A che punto è il livello di conoscenza dei cittadini circa i grandi cambiamenti previsti dalla Mission 6? Cosa si aspettano di trovare nella sanità del prossimo futuro e a cosa non sono disposti a rinunciare rispetto ai servizi attuali? Se ne è discusso in un incontro on line organizzato da Consumers’ Forum
28 aprile 2022
di Claudio Buono
“Le nuove frontiere della salute nel Pnrr. Quali ricadute per i cittadini” è il titolo della web conference organizzata da Consumers’ Forum, associazione indipendente composta da associazioni di consumatori, istituzioni, numerose imprese industriali e di servizi e loro associazioni di categoria. L’incontro, che ha visto la partecipazione di autorevoli relatori tra cui Paolo Betto, vicedirettore di Federfarma e vicepresidente di Consumers’ Forum, è stato aperto e moderato dal presidente dell’associazione Sergio Veroli che così si è espresso: «Non è pensabile una trasformazione del Sistema sanitario che non coinvolga il cittadino, l’unico in grado di misurare l’efficacia dei cambiamenti nella sanità previsti nel Pnrr. Cittadino che già ha affrontato le grandi difficoltà e le pesanti disuguaglianze territoriali nell’approccio al Sistema sanitario di emergenza dovuto alla pandemia». Per scongiurare l’accentuarsi delle disuguaglianze nella sanità a livello territoriale Veroli ha sottolineato che «serve un monitoraggio degli investimenti, una garanzia della loro efficacia e un controllo affinché avvengano in maniera omogenea in tutte le Regioni». E in merito allo sviluppo della telemedicina, per il presidente di Consumers’ Forum «serve garantire a tutta la popolazione, anche e soprattutto alle fasce deboli, la conoscenza degli strumenti digitali per accedere ai vantaggi del nuovo sistema sanitario, ma occorre anche garantire la sicurezza e la privacy nel trattamento dei dati sensibili».
Cittadini poco informati e preoccupati
Al centro della web conference la presentazione della ricerca Consumerism 2021 “Il PNRR dalla parte dei consumatori”, svolta in collaborazione con Università Roma Tre e illustrata da Fabio Bassan, professore ordinario di Diritto dell’Unione Europea, e della survey svolta in collaborazione con la Società di ricerca Ipsos, presentata dalla direttrice Public affairs Ipsos Chiara Ferrari.
“Consumerism” ha indagato il ruolo dei consumatori nel Pnrr rispetto agli investimenti stanziati, mettendo in luce rivoluzioni culturali che avranno impatti diretti sulla vita dei cittadini in tutti i settori, in particolare in quello sanitario. Tuttavia nel Pnrr non si parla di investimenti per informare, formare e educare il cittadino all’uso consapevole degli strumenti digitali.
Dati interessanti sugli obiettivi previsti nel Pnrr sono stati messi in luce anche dalla survey di Ipsos. Nel caso specifico del capitolo sanità, risulta con chiarezza che solo il 26 per cento degli italiani ne è al corrente, con un risibile 4 per cento che si dichiara molto informato. La maggioranza relativa, invece, pari al 45 per cento dell’opinione pubblica, si ritiene poco informata: 7 italiani su 10 dunque risultano essere ignari sul tema.
Poco chiara anche la distribuzione delle responsabilità di erogazione dei singoli servizi da parte di case e ospedali di comunità. Prova, questa, che i cittadini hanno bisogno di una massiccia campagna informativa per essere portati a bordo delle novità previste dalla riorganizzazione.
In tema di potenziamento della sanità attraverso i fondi del Pnrr, la proposta di digitalizzazione è generalmente ben accolta (73 per cento di giudizi positivi) così come quella inerente la telemedicina, che raccoglie il favore del 77 per cento di cittadini (quasi otto su dieci), con un ovvio maggiore entusiasmo da parte di quella fetta di popolazione che già si sente a proprio agio in ambiente digitale. La sfida è dunque ridurre il digital divide, specie tra coloro che si dichiarano poco o per niente competenti in area digitale (22 per cento degli italiani, non sorprendentemente tra le fasce più fragili e già vittime di altri tipi di disuguaglianza: donne, anziani, inoccupati, chi ha bassi livelli di scolarizzazione e istruzione).
Quanto all’ipotesi di utilizzo nella sanità degli strumenti che l’Intelligenza artificiale (Ai) metterebbe a disposizione, emerge che il concetto di Ai non è ancora compreso dalla maggioranza dell’opinione pubblica e non sono pochi i dubbi circa il trattamento di dati particolarmente sensibili (il 52 per cento di cittadini si dichiara preoccupato per la propria privacy sanitaria).
In generale, la resistenza che si avverte è prevalentemente legata alla totale disintermediazione che le innovazioni tecnologiche comporterebbero: più di 7 italiani su 10 non vogliono perdere il rapporto con il proprio medico di base e 6 su dieci non intendono rinunciare al farmacista di fiducia.
Il commento di Paolo Betto
Come nasce questa iniziativa?
Nasce dalla presa di coscienza che di un tema importante come la riorganizzazione della sanità anche chi opera nel settore non ne sa abbastanza, figuriamoci i cittadini. Che tra l’altro fino a oggi non hanno potuto esprimere il loro punto di vista su un argomento di così grande impatto. Aggiungo che, in tema di obiettivi previsti dal Pnrr, siamo nella fase in cui sappiamo dove vogliamo andare ma non come arrivarci. Si è infatti immaginato quali strutture predisporre ma non è ancora ben chiaro quale ruolo dovranno avere. E poi, come verrà monitorato non solo l’uso delle risorse ma anche i risultati che queste strutture produrranno in termini di salute e di gestione delle risorse stesse? Un’altra domanda che ci siamo posti è se i cittadini sono realmente pronti a usare servizi innovativi come telemedicina, teleconsulto, fascicolo sanitario elettronico, non solo sul piano tecnologico e delle competenze informatiche ma anche dal punto di vista culturale. In altre parole, a loro sta bene essere visitati a distanza da un medico con cui poi magari non avranno altri contatti o preferiscono invece poter contare su un medico o una farmacia vicino a casa a cui rivolgersi per i propri problemi di salute?
Quali esigenze emergono, quindi, da parte del cittadino?
Penso che vi sia l’esigenza di intermediari della salute con cui potersi confrontare anche di persona e con cui instaurare un rapporto di fiducia. Il rischio, con le case di comunità, è di non trovare il proprio medico ma “un medico”, per cui viene a mancare quel rapporto di fiducia che soprattutto in ambito di tutela della salute è un elemento fondamentale. Fiducia che si riscontra anche nei confronti della farmacia (i dati dicono che l’80 per cento dei cittadini si rivolge alla “propria” farmacia). Credo quindi che di questo si dovrà tenere conto nella costruzione della nuova sanità.
Quale ruolo possono svolgere le reti di farmacie a sostegno del Pnrr?
È importante valorizzare le reti già esistenti che possono garantire servizi aggiuntivi, come per esempio la telemedicina. Già ora esistono oltre 6.500 farmacie che fanno parte di una rete costituita da Federfarma con la società Htn che garantiscono servizi di telemedicina e che nel 2021 hanno erogato ben 250mila prestazioni fra elettrocardiogrammi, holter pressori e cardiaci refertati a distanza, quindi con una forte valenza di prevenzione.