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n. 6 – ottobre 2017

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E ora scegliete una rete

Reti, reti, reti. Non si è parlato d’altro in questo settembre post Ddl Concorrenza. E la categoria sembra disorientata più che mai: neanche dopo il decreto Bersani si erano visti i titolari di farmacia così spaesati. Una gran parte di loro è in attesa di conoscere “il progetto di Federfarma”; molti però dubitano che si possa realizzare ora, imposta dall’alto, quella rete di farmacie che non ha visto la luce in dieci e più anni di discussioni. Altri, e ve ne parliamo anche in questo numero, hanno già creato società per azioni in grado di acquisire farmacie e la rete la stanno già realizzando, a livello locale. Questa può essere di certo una strategia vincente per arginare/ritardare l’entrata di grandi gruppi nel canale. Reti forti localmente rafforzano le farmacie indipendenti sia sul fronte del fatturato sia su quello dell’immagine. Certo si tratta di impegnarsi seriamente, questi progetti sono onerosi e molti titolari di entrare in “catena” non vogliono sentire parlare, neanche ora.
Poi ci sono iniziative imprenditoriali autonome, mini aggregazioni, gruppi finanziari che si avvicinano alle farmacie, società di franchising molto attive; di questo vi parleremo nel prossimo numero, tutto dedicato alle reti.

Cosa serve? Manager capaci, con esperienza in altri settori, e molta motivazione da parte dei farmacisti

Pochi i punti fermi, ma alcuni li vorremmo riassumere, con l’aiuto dei nostri autori.

• I grandi gruppi devono spaventare: non è vero che giocheranno solo sul terreno degli sconti, offriranno servizi di qualità, andranno a discutere la Convenzione, faranno terra bruciata intorno. Non perdetevi l’analisi dell’era d.C. (dopo il Capitale) di G.F. Pintus a pagina 5.

• Gli indipendenti avranno vita dura. Chi pensa (e sono ancora molti) «qui da me le catene non arriveranno», deve capire che l’entrata del capitale nel canale sconvolgerà tutti gli equilibri, che la distribuzione intermedia non sarà più la stessa, le software house neppure e cambieranno anche i rapporti con l’industria (leggete quello che scrivono i sempre strepitosi Marcello Tarabusi e Giovanni Trombetta a pagina 20).

• Aderire a una rete senza crederci è tempo perso. Come si racconta a pagina 30, prendere una decisione di questo tipo è una scelta onerosa e richiede coerenza. Oggi esistono reti light e reti strong: le prime non servono più a nulla, le altre sono spesso gestite (bene) da non farmacisti e anche su questo andrebbe fatta una riflessione.

• Il sindacato può essere d’aiuto ma difficilmente riuscirà a imporre l’adesione a una rete nazionale.

• Le reti si costruiscono dal basso, non dall’alto. Tenete bene a mente la storia di Conad, «Per rete commerciale, giro d’affari e quota di mercato» – si legge nel loro sito – «Conad è la più grande organizzazione cooperativa italiana di imprenditori indipendenti».

• Siamo in imperdonabile ritardo ma la battaglia non è ancora perduta. Cosa serve? Manager capaci, con esperienza in altri settori e molta motivazione da parte dei farmacisti (su questo la nuova Federfarma può fare molto). I titolari devono capire che è il momento di scegliere una rete; leggete il pezzo su Amazon a pagina 28,  se avete ancora dubbi. Ribadiamo: aderire alla catenella sotto casa, se non è strutturata, ben gestita e di qualità, vuol dire consegnare la propria farmacia al mercato (finché mercato c’è). Anche questa, del resto, può essere una scelta.

LAURA BENFENATI

Direttore Responsabile, farmacista e giornalista professionista, da anni direttore delle più note riviste del settore