Un nuovo ecosistema per il rilancio del Paese
L’ATTUALITÀ
Un nuovo ecosistema per il rilancio del Paese
Primo appuntamento con Federchimica Assobiotec e il progetto “Biotech: il futuro migliore”, dedicato alle richieste delle imprese del settore in vista del Piano nazionale di ripresa e resilienza
29 aprile 2021
di Claudio Buono
Federchimica Assobiotec, realtà che rappresenta 130 imprese e parchi tecnologici e scientifici operanti in Italia nei diversi settori di applicazione del biotech, ha presentato di recente in diretta web le richieste delle imprese del settore da inserire nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). L’appuntamento – il primo dei tre previsti e facenti parte di un progetto più ampio che va sotto il nome di “Biotech: il futuro migliore” – ha avuto come tema “L’importanza dell’ecosistema per il rilancio del Paese”.
Le lezioni della pandemia
Nella prima parte dell’incontro, dal titolo “L’Italia del biotech e le lezioni della pandemia”, Lorenzo Bini Smaghi, presidente Société Générale, ha esordito parlando di lotta alla pandemia e di quanto sia importante reagire uniti cercando di trovare soluzioni innovative. Ma il relatore ha trattato anche il tema del mondo post-Covid e dell’importanza di essere competitivi attraverso il capitale umano, auspicando più libertà di intraprendere e meno blocchi, soprattutto per i giovani. Bini Smaghi ha poi preso in esame l’università italiana, troppo spesso collocata in basso nelle classifiche mondiali ed europee, sottolineando come ci siano ancora molti gap da colmare. Riguardo alla ricerca di una soluzione europea per uscire da questa crisi, è emerso come sia assolutamente importante creare istituzioni più forti in ambito Ue. Si è poi parlato di assetti e alleanze trasversali e di come queste siano la chiave per il futuro, perché «oggi vince chi è pronto a collaborare con gli altri». In altre parole, “nessuno si salva da solo”. Per il futuro ciò che dobbiamo aspettarci è molta innovazione e, cosa ancor più rilevante, la creazione di nuovi processi.
L’Italia del biotech che vorremmo
Su questo tema si è sviluppata la seconda parte del live streaming, che ha visto gli interventi di tre relatori.
Valentino Confalone, Ad Gilead Sciences Italia, ha discusso di capitale umano e dell’importanza di investire in partner italiani, in quanto offrono una notevole capacità di adattamento e flessibilità oltre che un livello qualitativo molto alto. Confalone ha parlato poi del sistema burocratico che «crea lentezze e ci rende meno competitivi ed efficienti». Altri punti trattati la digitalizzazione, utilissima per rafforzare il territorio, e l’importanza di creare percorsi basati sul paziente.
È stato poi il turno di Pierluigi Paracchi, componente board Federchimica Assobiotec – Area Startup e Pmi. Da lui abbiamo appreso che l’Italia è un Paese poco friendly nei confronti delle nuove tecnologie: «Manca una parte imprenditoriale e finanziaria, anche se tutto sommato esistono grandissimi aspetti competitivi». Si è parlato altresì di capital gain: «Ci sono troppi capitali inutilizzati o comunque poco sfruttati per l’innovazione. È invece molto importante aiutare la filiera», ha concluso Paracchi.
Da ultimo, Anna Lisa Mandorino, segretaria generale Cittadinanzattiva, per la quale i limiti erano chiari anche prima dello scoppio di questa pandemia: «C’è una grande carenza di innovazione», ha evidenziato la relatrice, con la quale si è dibattuto anche del rapporto tra ospedale e territorio, e dell’enorme disuguaglianza che spesso esiste tra i territori italiani. Un grande contributo negativo l’hanno dato i tagli alla sanità, che hanno reso il Sistema sanitario sicuramente meno efficace. Per concludere, sull’innovazione «bisogna fare ancora molta strada», ha ammesso Mandorino, e ribadisce, ancora una volta, l’importanza della digitalizzazione.
Proposte per il futuro migliore
Terzo e ultimo segmento della giornata, le riflessioni di rappresentanti della parte politica, istituzionale e di Federchimica Assobiotec.
L’onorevole Angela Ianaro, presidente Intergruppo parlamentare Scienza e Salute, ha dialogato sul valore dei ricercatori italiani, evidenziando come purtroppo manchi la capacità di coniugare ricerca e mercato. Questa recente pandemia, secondo Ianaro, ha mostrato un Paese che vuole crescere e che ha un forte bisogno di innovazione, soprattutto nel campo delle scienze della vita, facendo qui riferimento al previsto prossimo potenziamento della ricerca.
È toccato poi a Luigi Nicolas, ministero dell’Università e Ricerca – Pnrr e sviluppo della Ricerca nazionale, rilevare come l’Italia, pur essendo prima nel mondo per citazioni per ricercatore, non sappia valorizzare la propria ricerca né il rapporto con il mercato. A tale proposito, il Piano nazionale di ripresa e resilienza costituisce una notevole occasione per intervenire sugli aspetti che non funzionano. «Si sta facendo anche un grande lavoro per eliminare una parte di burocrazia che rallenta parecchio il lavoro di innovazione», ha detto il relatore.
La relazione conclusiva è stata di Elena Sgaravatti, vicepresidente Federchimica Assobiotec, che ha rimarcato come la pandemia ci abbia insegnato quanto sia importante capitalizzare ciò che da essa abbiamo imparato. Si è ragionato anche di biotecnologie e dell’alleanza tra ricerca, istituzioni e imprese. Importantissima, secondo Sgravatti, la collaborazione tra pubblico e privato come contributo alla crescita di un clima di fiducia. La relatrice ha poi parlato di un piano di ripresa e resilienza, di ecosistema e dell’“economia della conoscenza”.